Londra – II parte

in Cultures and Trends/WORLD

In una città frenetica come Londra, dove le persone sembrano non dormire mai ed essere sempre alla rincorsa di qualcosa, il tempo dedicato ai pasti è spesso ridotto al minimo e per le vie della “City”, tra una fermata e l’altra della Tube o proprio di fronte al Palazzo di Westminster, sede del Parlamento Britannico (Houses of Parliament), è molto comune incontrare persone che, correndo o camminando, consumino un pasto o bevano una bibita energetica, magari arricchita con proteine, vitamine, sali minerali o caffeina.

Lo stile di vita alimentare medio sembra essere disordinato e, osservando alcune ricerche, si evince che il Regno Unito ha uno dei tassi di obesità giovanile più alti al mondo e con un costo annuale per il servizio sanitario (NHS – National Health Service) intorno ai 6 miliardi di sterline. La proiezione dei dati al 2050 prevede che il 35% dei maschi e il 20% delle femmine di età compresa tra i 6 e 10 anni saranno obesi.

Ad oggi, la percentuale di obesità tra gli studenti di 11 anni, dopo una crescita preoccupante negli ultimi 10 anni, sembra essersi stabilita al 20%. Accertato anche il legame tra obesità e nuclei famigliari viventi in zone considerate più svantaggiate e a più basso reddito colpendo questi con una incidenza anche doppia rispetto a quelli appartenenti a nuclei viventi in zone meno svantaggiate e con un reddito maggiore. Tra la popolazione adulta, nel 2014, la percentuale di obesità si aggirava intorno al 27%, attestandosi al sesto posto mondiale dietro Stati Uniti, Messico, Nuova Zelanda, Ungheria e Australia (OECD –  Organisation for Economic Co-operation and Development).

Il Governo Inglese, seguendo altri esempi, quali quelli di Ungheria, Francia, Finlandia e Messico, si è attivato con numerosi piani di intervento, tra i quali, il più famoso ed attuale è quello conosciuto come “sugar tax” o “sugar levy” (soft drinks industry levy) che sta avendo effetti, più o meno impattanti, non solo sul mondo del beverage ma anche su quello degli altri comparti del food. L’imposta, attiva dal prossimo 6 Aprile, è pari a 18 p al litro per le bevande con più di 5 g di zucchero per 100 ml, e a 24 p al litro per quelle che superano gli 8 g per 100 ml (al cambio odierno, pari rispettivamente, a circa 20 e 27 centesimi di € al litro).

Nonostante ciò, quello che si sta osservando è un continuo aumento del numero dei prodotti a più basso o nullo contenuto di zucchero, il che fa pensare che le aziende, soprattutto le più rinomate, abbiano sin da subito investito molte risorse per lanciare nuovi prodotti anche in formati ridotti o per riformularli portando le versioni originali ad essere sugarfree o al di sotto della soglia di tassazione che, in qualche modo sarebbe andata a gravare sul proprio bilancio o, molto più probabilmente, su quello dei consumatori. Questo, contrariamente a quanto ipotizzato inizialmente, potrebbe portare nelle casse del Governo un introito quasi dimezzato rispetto a quanto previsto nel 2016 riducendo così l’ammontare degli investimenti destinato a programmi mirati per il controllo dell’obesità. I promotori Britannici della “sugar tax” hanno comunque trovato positiva la massiccia riformulazione di tutti i prodotti interessati che porterà, a loro dire, ad una diminuzione dei tassi di carie, obesità e diabete di tipo 2. Dall’altra parte, le aziende produttrici di bevande, affermano non esserci evidenze o prove di ciò che viene affermato.

Il dibattito è quanto mai aperto ed attuale visto che, dal prossimo mese, la tassa sarà attiva anche sulle bevande importate e per queste sarà necessaria la registrazione entro 30 giorni prima della fine del mese in cui si intende esportare.

Interessate le bevande:

  • con un contenuto di alcol minore uguale a 1,2% in volume
  • ready to drink o pensate anche per essere diluite sia con acqua e/o ghiaccio e/o anidride carbonica
  • confezionate pronte per il consumo
  • con zucchero aggiunto durante il processo produttivo, compresi saccarosio, glucosio, fruttosio (diversi da succhi di frutta, succhi di verdura e latte) nonché altre sostanze che li contengono, quali il miele
  • che allo stato del consumo, pronto o diluito, contengono almeno 5 g di zucchero per 100 ml

Esentate le bevande:

  • contenenti almeno il 75% di latte
  • sostitutive del latte (soia, mandorla, ecc.) contenenti almeno 120 mg di calcio per 100 ml
  • sostitutive degli alcolici, “alcoholfree” (birra analcolica, ecc.)
  • formulate come sostitutivo in ambito di una dieta a per fini medici speciali, per lattanti e per il proseguimento

Nel frattempo, per chi volesse approfondire maggiormente gli argomenti trattati in questo post, può trovare alcuni riferimenti nei link che seguono

Fibre funzionali

in Ingredients/Products/SCIENCE

Come da sempre ci appassiona ed incuriositi da alcuni test preliminari, abbiamo provato a creare un impasto per pane utilizzando come ingrediente la fibra di mais e quella di patata. L’intenzione era quella di verificare la loro capacità di assorbimento d’acqua e di valutare in generale il loro comportamento nel prodotto finito.

Entriamo subito nella pratica presentando le 4 diverse formulazioni preparate:

A B C D
ingrediente % % % %
acqua 46,2 46,2 46,2 46,2
farina “00” 37,7 37,7 48,7 37,7
fibra di mais 5,5 11,0
fibra di patata 5,5 11,0
olio evo 3,5 3,5 3,5 3,5
sale 1,1 1,1 1,1 1,1
lievito di birra 0,5 0,5 0,5 0,5
100,0 100,0 100,0 100,0

 

A, B e D sono state messe a confronto con C presa a riferimento di controllo.

formulazioni fibre

Utilizzando una piccola planetaria, gli ingredienti sono stati così assemblati: fibra, sale e parte dell’acqua (il 30% del totale) miscelati per 1 minuto ai quali sono stati aggiunti poi in sequenza la farina, l’olio evo, il lievito e l’acqua rimanente. La lavorazione dell’impasto con forcella a spirale è stata di 5 minuti. E’ seguito un riposo di 2 ore a temperatura ambiente e di 12 a +4 °C in frigorifero. Sin dalle prime fasi comunque si sono potute osservare alcune differenze nell’impasto in termini di colore, volume e struttura (vedi foto sopra).

A e B con struttura morbida, compatta e lavorabile si contrappongono a C e D più fluide. La prima indicazione sulle fibre sembra essere che quella di patata assorba più acqua di quella di mais ed entrambe più della farina tal quale.

La cottura in forno a circa 220 °C per 18 minuti ed il successivo riposo di 4 ore a temperatura ambiente, hanno confermato quanto visto in precedenza in termini di colore, volume

impasto pane fibra mais fibra patata

e struttura.

impasto pane fibra mais fibra patata

Nei video che seguono è evidenziato empiricamente il comportamento reologico di ogni impasto:

A) impasto con fibra di mais (50%) + fibra di patata (50%), video

B) impasto con fibra di patate (100%), video

D) impasto con fibra di mais (100%), video

C) impasto di controllo, video

Valutando anche nei giorni seguenti le caratteristiche sensoriali del prodotto finito sembra proprio che le fibre testate, almeno in questo tipo di impasto, abbiano permesso un più lungo mantenimento di morbidezza e possano aiutare per esempio nella formulazione di prodotti alternativi nella struttura, con più fibre o a più basso contenuto di grassi rispetto agli standard di riferimento.

Nel frattempo, spazio a tutte le idee applicative!

 

Let’s food together!

La “cincionela” in TV

in Cultures and Trends/WORLD

Cincionela co la rava, Cincionella con la rava, Salsiccia con la rapa, ecco le diverse sfumature di questa prelibatezza.

Guarda la il video!

Vai a Top